Jumbo-Visma, Wout van Aert su Mathieu van der Poel: “Ho sempre voluto batterlo, è così che sono migliorato”
È una rivalità che arriva da lontano, quella fra Wout van Aert e Mathieu van der Poel. Belga uno, neerlandese l’altro, si sono spesso trovati a duellare sui percorsi del ciclocross per poi ritrovarsi anche a lottare per grandi traguardi su strada. Incroci diretti, peraltro, non ce ne sono stati tanti finora, ma la giovane età di entrambi fa pensare che in futuro si ritroveranno spesso testa a testa in grandi classiche e in altre gare di importanza mondiali. Complice il Covid-19, i due non si sono più incrociati dopo la stagione del ciclocross, dominata da van der Poel, con van Aert che è stato in grado di vincere una prova, dopo il lungo stop dovuto all’infortunio accusato al Tour de France 2019.
Il corridore della Jumbo-Visma ritroverà questa sera (mercoledì 27 maggio) il neerlandese in occasione dell’ultimo appuntamento con la Container Cup, una curiosa prova multipla (sette “discipline”, da affrontarsi tutte all’interno, appunto, di un container) che mette di fronte campioni di diversi sport. Fra i ciclisti, coinvolti anche Thomas De Gendt, Remco Evenepoel, Greg van Avermaet e Oliver Naesen. Van der Poel sarà una sorta di “invitato speciale”, visto che gli altri partecipanti sono belgi: “Quando ho visto il mio e il suo nome in fondo all’elenco dei partecipanti, mi sono subito reso conto che non poteva essere una coincidenza – le parole di Wout van Aert raccolte da Het Nieuwsblad – Mathieu mi ha reso le cose complicate, ma mi ha anche sempre motivato a batterlo. È così che sono costantemente migliorato”.
Van Aert raccolta anche qualche curiosità, come l’amore scoppiato per il caffè: “Ho comprato una macchina italiana in occasione del compleanno di Sarah (la fidanzata – ndr). Volevo fare un investimento valido, ma ora ne bevo troppo. Arrivo a cinque tazze al giorno… Passatempo scoperti durante il blocco? Ho provato di tutto, ma non è che abbia grandi interessi in più rispetto a prima. All’inizio c’erano i puzzle, ma Sarah ha dovuto finire l’ultimo tutto da sola”.
Il belga si sofferma anche sulla possibilità di svolgere gare di ciclismo a porte chiuse: “Più di tutto, sarebbe strano per il ciclocross. Tutti i professionisti hanno già corso gare in posti dove c’è poco interesse per il ciclismo. Il ciclocross invece significa una moltitudine di persone ai lati del percorso. Ed è questo che lo rende così bello. Non riesco a immaginare una prova senza pubblico, ma se dovrà essere così, non ho intenzione di dire di no alla partecipazione”.
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